mercoledì 23 gennaio 2013

Gianni Mori: la centrale porterebbe in breve tempo all’esaurimento della produzione alimentare

Ho letto molto attentamente l’intervento del prof. Pierluigi Rossi (al quale fa eco la lettera aperta dell’Osservatorio per la Tutela e la Valorizzazione della Valdichiana) e non posso che sottoscriverlo pienamente.
Provo ora ad apportare ulteriori elementi di approfondimento che possano rappresentare un punto di partenza affinchè le nostre posizioni arrivino nelle sedi competenti (la Regione Toscana in questo caso) in modo da poter legiferare nei confronti delle energie rinnovabili.
Infatti, come Associazione Tutela Valdichiana, nel convegno al Planet del 11 Gennaio 2011, sottoscrivemmo un appello, insieme ad altre Associazioni Ambientaliste, per la regolamentazione dell’installazione a terra, in terreni agricoli, dei pannelli fotovoltaici che stavano deturpando il paesaggio e sottraendo nuovo terreno agricolo alla sua originaria vocazione.
Ottenemmo piena soddisfazione a riguardo, ma, per motivi che possono essere imputabili soltanto a interessi economici, la legge risultava essere uno stralcio ad un ordinamento più vasto che avrebbe dovuto intervenire nei confronti delle energie rinnovabili a tutto tondo comprendendo, pertanto oltre il fotovoltaico anche il solare termico, l’eolico e le biomasse.
A riguardo è importante tenere presente, come cornice di riferimento, che le biomasse, all’interno delle energie rinnovabili, possono apportare un piccolo contributo in quanto la resa energetica a mq, confrontata alle altre “macchine solari” (solare termico, solare fotovoltaico, eolico) è nettamente inferiore.
Occorre anche tener presente che questo tipo di produzione di energia è, diversamente dalle altre rinnovabili, facilmente “sfruttabile” dall’uomo, che le ha sempre utilizzate (in modo particolare per scaldarsi e cucinare).
Oggi, facilitato nella produzione, raccolta e sfruttamento dall’aiuto delle macchine che utilizzano fonti fossili per funzionare, l’uomo viene illuso (soprattutto attraverso gli incentivi pubblici), che le biomasse possano rappresentare una soluzione valida e sostenibile nella necessaria e urgente riconversione energetica.
Queste tecnologie sono nate per soddisfare esigenze puntuali all’interno di singole aziende agricole o limitrofe e consorziate, utilizzando materiali di scarto, integrati, se necessario, con piccole produzioni dedicate, ricavate da terreni marginali e poco produttivi.
Sempre e comunque è necessario lo sfruttamento del calore prodotto (cogenerazione), in quanto la sola produzione di energia elettrica porta a rendimenti irrisori (ca.35%).
Oggi, paradossalmente, è incentivata la produzione di energia elettrica che ha snaturato l’uso delle biomasse; infatti con questo schema si perde il principale vantaggio di questo tipo di energia rappresentato dalla produzione, al bisogno, di calore.
Il sistema odierno porta, al contrario, ad un uso permanente della risorsa (scollegato dalla vera necessità – si produce calore anche d’estate!!) e finalizzato alla maggior produzione elettrica possibile per incamerare i relativi incentivi.
Il paradosso concreto al quale si assiste con questa impostazione di fondo è la costruzione di mega-centrali a biomasse.
Un esempio toscano a questo modello è rappresentato dalla riconversione dell’ex-zuccherificio di Castiglion Fiorentino che con le sue 51,5 Mwter, ipotizzate nel progetto, rappresenta il maggior scempio pensabile per un territorio agricolo di pregio come la Valdichiana e non solo.
La competizione che si viene a creare tra produzione alimentare e energetica (nell’esempio di Castiglion Fiorentino sono necessari ca. 25.000 ettari coltivati a girasole – tutta la produzione regionale attuale – più 10.000 tonnellate di mais) porterebbe in breve tempo all’esaurimento del terreno necessario alla produzione alimentare umana e zootecnica.
Il bilancio di CO2, nelle mega-centrali, è sempre negativo per l’incidenza che hanno nel processo i trasporti, la meccanizzazione della produzione, l’utilizzo dei fertilizzanti e diserbanti chimici e il consistente fabbisogno di acqua.
L'utilizzo delle biomasse potrebbe essere utilmente promosso, con gli opportuni accorgimenti, sopra indicati, per la riduzione delle emissioni, per l'utilizzo dei sottoprodotti di alcune colture agricole e per le colture legnose: un significativo numero di bacini montani soffrono di pericolosi dissesti che potrebbero essere convenientemente ridotti con una accurata gestione del patrimonio forestale.
In conclusione: no alla centrale a biogas di Castiglion Fibocchi, no alla mega-centrale di Castiglion Fiorentino, no alla centrale a biomasse, in fase di autorizzazione a Rigutino, nell’area artigianale, no a tutti quegli impianti che, come ben spiegato dal prof. Rossi, sono soltanto investimenti altamente remunerativi per i proponenti.
Si ad una rapida legislazione Regionale che sani il vuoto normativo e culturale nei confronti dell’energie rinnovabili.
Gianni Mori